venerdì 13 marzo 2009

I pionieri del bronx

da Alias, 14 febbraio 2009
di Luca Gricinella

I pionieri di u.net


Il Bronx, le gang e le radici della cultura hip hop. Un libro con cd allegato. Dopo Bigger than hip hop (2006) il milanese u.net, ricercatore di storia e cultura afroamericana, torna con Renegades of Funk per raccontare i primi passi della popolare cultura nata nel sobborgo newyorchese. Prima di tutto proprio tramite la voce dei protagonisti cresciuti nel Bronx e dintorni, e la spocchia con cui si raccontano sembra arrivare direttamente dall’adolescenza passata in strada, con o senza gang. In secondo luogo tramite il microfono di chi ha voluto rendere omaggio ai loro ispiratori e padrini: oltre al newyorchese Donald D – che ha vissuto in diretta quel periodo frequentando alcuni dei protagonisti citati –, figurano sul cd vari membri della scena italiana: Dj Pandaj, C.U.B.A. Cabbal & Dj Dsastro, Esa & Shablo, Assalti frontali, Lord Bean & Painè, Mastino & CeeMass, Tormento & Bonnot, Polo, Vaitea & Voolcano, Kiave, Lugi, Ghemon Science & MacroMacro, Pinto & 3D e The Reverse.

I pionieri delle quattro discipline hip hop raccontano aneddoti emblematici o che addirittura hanno segnato la storia di questa cultura che dalle origini a oggi si è diffusa e sviluppata in maniera massiccia continuando a sconfinare, a incidere in altri ambiti. Ecco allora u.net che dà giusto rilievo al rapporto, sempre più intenso, tra Afrika Bambaataa e il concetto di pace; che ci fa vedere – anche grazie ad alcune notevoli foto dellepoca – come l’hip hop abbia influito sulla moda (compreso il versante trendy-vintage odierno); che ribadisce come la prima hit rap, Rapper’s Delight, sia stata una mossa astuta per ottenere un richiamo internazionale senza correre rischi, visto che la Sugarhill Gang era composta da innocui outsider semisconosciuti nel giro; che ci fa scoprire come il blackout newyorchese dell’estate del 1977 sia stato non solo un momento di rivolta e saccheggio – anche di svolta per i dj che riuscirono ad appropriarsi delle migliori apparecchiature –, ma abbia anche mandato in crisi economica alcune famiglie. Questi e decine di altri risvolti compongono un suggestivo spaccato hip hop utilissimo per la comprensione di questa cultura. Abbiamo dialogato via mail con u.net, alias Giuseppe Pipitone.

È una forzatura o si può dire che l’assunto di partenza del libro sia che le situazioni di degrado, disagio e violenza sono anche terreno fertile per la creatività e l’arte?

Più che un assunto direi che quelle appena descritte furono le condizioni in cui nacque l’hip hop, ciò che successe nel Bronx negli anni Settanta. La mancanza di qualsiasi tipo di prospettiva creò le premesse per la nascita del più importante movimento culturale del nostro tempo. Quello che fu il clima in cui lo scambio, la condivisione e la sintesi di tradizioni culturali differenti, che interagivano nel medesimo ambiente, posero le premesse per quell’esplosione creativa che dal Bronx conquisterà prima la città di New York, poi la nazione e, infine, il mondo intero. Quei giovani neri e latini hanno lottato per ottenere visibilità e riconoscimento in una società che li aveva spinti ai margini della vita politica e sociale, in una giungla postmoderna in cui svilupparono nuove forme d’espressione culturale e di intrattenimento attraverso l’uso di strumenti poveri, l’adattamento ambientale e la sintesi creativa delle contraddizioni, in pratica facendo tesoro proprio da “assenza e desiderio”.

Un passaggio che assurge a classico nelle vite di molti artisti che citi è il momento della redenzione, il ripudio della vita violenta…

Possiamo tranquillamente affermare che l’80% dei pionieri della cultura hip hop fossero membri di una gang, La violenza era la quotidianità nel Bronx di quegli anni e le gang rappresentavano una sorta di struttura organizzata, un elemento di sopravvivenza per i giovano che abitavano quell’area. Dopo la tregua del 1971 tra le gang, che pose le premesse per la nascita e l’evoluzione della cultura hip hop, la violenza non terminò all’improvviso, come avrebbe mai potuto accadere? L’esempio classico del passaggio tra la vita violenta e la redenzione (se così la vogliamo definire) è esemplificata dalla figura di Bambaataa, passato dall’esser capo guerra dei Black Spades a maestro dei dischi per i giovani che affollavano le sue serate. Bam partecipò direttamente a molte “guerre” e scontri e lentamente comprese la necessità di un cambiamento. La morte dell’amico Soulski ad opera della polizia nel 1975, loo convinse dell’urgenza di una svolta e così si adoperò per trasformare gli Spades in un’organizzazione che avesse un impatto positivo sul territorio, la Zulu Nation. L’esempio offerto dalla personalità magnetica di Bam fu cruciale per moltissimi giovani che iniziarono a sfidarsi a passi di danza o in rima invece di scontrarsi fisicamente. Molte gang si trasformarono in crew e operarono come security ai party, i Casanovas con Flash così come gli Zulu con Bam.

Nel libro insisti nel sottolineare il ruolo giocato dalla comunità ispanica nella storia dell’hip hop. Perché in questo ambito rispetto agli afroamericani gli ispanici sono passati in secondo piano (esperti in materia a parte)?

Negli anni Ottanta l’elemento che ottenne maggiore visibilità mediatica fu il rap (o MCing), l’ultimo elemento a nascere e svilupparsi all’interno della scena hip hop del tempo. I protagonisti dei primi dischi sono per lo più afroamericani e l’MCing richiama con forza la tradizione orale afroamericana: ecco probabilmente una delle ragioni principali per il tipo di atteggiamento di cui parli. Prendendo a riferimento invece i diversi elementi inclusi sotto il nome di hip hop, con particolare riferimento al Bboyng, ci accorgeremo di come le componenti latina e caraibica abbiano giocato un ruolo fondamentale nell'evoluzione del genere. La danza conosciuta dai più come breakdance altro non è che il risultato della sintesi dei diversi apporti di etnie differenti e delle loro tradizioni culturali. Per comprendere meglio ciò di cui sto parlando consiglio a tutti la visione di Mambo to Hip Hop (2008) di Henry Chalfant, regista, fotografo e autore dell'introduzione di Renegades of Funk.

Che livello ha raggiunto la cultura hip hop in Italia? Spostandoci anche fuori dal giro degli appassionati, nella società italiana inizia ad esserci una coscienza nei confronti dell’hip hop?

Una domanda complessa a cui non saprei come rispondere. La cultura hip hop non è così diffusa e pervasiva in Italia come invece accade in altri paesi; di conseguenza l’importanza di questo movimento culturale non è ancora percepita a pieno. Il fenomeno su sta diffondendo lentamente e ciò è riscontrabile nel numero di sigle, pubblicità e film che utilizzano l’hip hop come colonna sonora. Le trasmissioni musicali, però, anche quelle specificatamente hip hop non operano per diffondere conoscenza ma solo prodotti e video musicali e non.

La maggior parte degli adolescenti conosce l’hip hop per quello che vede su Mtv o legge su riviste musicali patinate e di dubbia validità culturale. Nel tentativo di ovviare a tutto ciò, di diffondere conoscenza, di avvicinare i giovani alla lettura e, soprattutto, con l’idea di andare oltre alla pagina scritta, ho chiesto ad alcuni MC e producer italiani di collaborare con me nel tentativo di trasformare la prosa in rima e di affiancare alla storia orale una storia musicale da quest’ultima direttamente influenzata. L’esperimento sembra perfettamente riuscito, soprattutto, grazie all’aiuto, alla dedizione e all’entusiamo dimostrato dagli artisti coinvolti. L’obiettivo è proprio quello di creare una base di coscienza critica che possa portare a nuove realizzazioni e progetti che non tocchino solo e unicamente la produzione musicale.

Un po’ di musica per integrare al meglio la lettura di Renegades of Funk?

Jimmy Castor, It’s Just Begun (Rca, 1972), Incredible Bongo Band, Bongo Rock (Pride, 1973), Chic, Good Times (Atlantic, 1979), Sugarhill Gang, Rapper’s Delight (Sugar Hill, 1979), Afrika Bambaataa & Soul Sonic Force, Planet Rock (Tommy Boy, 1982).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)